Usato online: oltre la metà dei venditori non rispetta le regole

Il mercato online di prodotti di seconda mano è in forte espansione, ma un’indagine condotta dalla Commissione Europea sottolinea la necessità di maggiore trasparenza informativa nei confronti dei consumatori e il rispetto delle regole

Negli ultimi anni, il mercato online dell’usato ha registrato una crescita esponenziale, spinto anche dalle nuove abitudini di acquisto nate durante la pandemia. Piattaforme come Vinted, Facebook Marketplace e molte altre offrono agli utenti la possibilità di acquistare e vendere una vasta gamma di prodotti di seconda mano, dai capi di abbigliamento ai mobili, fino ad arrivare ai dispositivi elettronici e alle automobili. Tuttavia, questa espansione del settore non è stata accompagnata da un adeguato incremento della trasparenza e della tutela dei consumatori.

Un’indagine condotta dalla Commissione Europea, in collaborazione con le autorità nazionali per la protezione dei consumatori di 25 Stati membri, oltre a Norvegia e Islanda, ha portato alla luce numerose irregolarità nel comportamento dei rivenditori di settore. L’operazione di monitoraggio ha analizzato un totale di 365 venditori di prodotti usati, rivelando che ben 185 di essi, pari al 52%, risultano potenzialmente in violazione delle normative dell’Unione Europea a tutela dei consumatori.

Usato, le principali violazioni riscontrate

L’Unione Europea prevede una serie di normative a garanzia dei diritti dei consumatori, applicabili sia alle vendite online, sia a quelle offline. Tra queste figurano la Direttiva sui diritti dei consumatori e la Direttiva sull’e-commerce, che stabiliscono regole precise in merito a trasparenza, garanzie e diritto di recesso.

Dall’indagine emerge che il 40% dei rivenditori non fornisce informazioni chiare sul diritto di recesso, che consente ai consumatori di restituire un prodotto senza necessità di motivazione entro 14 giorni dall’acquisto. Il 45% dei venditori non specifica in modo esplicito la possibilità di restituire prodotti danneggiati o difformi rispetto alla descrizione fornita online. Inoltre, il 57% delle aziende non rispetta il periodo minimo di garanzia di un anno per i prodotti di seconda mano, un diritto stabilito per legge. 

Un altro elemento critico riguarda le conformità ambientali: il 20% dei rivenditori che vantano credenziali di sostenibilità non fornisce prove sufficienti a sostegno delle proprie dichiarazioni, mentre il 28% diffonde informazioni ingannevoli o attua pratiche commerciali sleali. A tutto ciò si aggiunge il fatto che il 5% dei venditori non attesta correttamente la propria identità aziendale, rendendo difficile per i consumatori verificare la legittimità del venditore. Infine, l’8% delle piattaforme analizzate non riporta in maniera chiara il prezzo totale del prodotto, omettendo informazioni relative a tasse e spese aggiuntive.

Le possibili azioni delle autorità

Le violazioni evidenziate dall’indagine possono avere conseguenze significative per gli acquirenti, spesso in situazioni di incertezza o di svantaggio, per mancanza di trasparenza e informazioni, che possono portare a confusione ed errori nelle scelte di acquisto.

Alla luce di questi risultati, le autorità nazionali per la protezione dei consumatori valuteranno se intraprendere azioni nei confronti dei 185 rivenditori non conformi. Queste azioni potrebbero includere richieste di adeguamento alle normative, sanzioni economiche o, nei casi più gravi, restrizioni sulla vendita.

Nel frattempo, gli acquirenti possono tutelarsi adottando alcune precauzioni. È fondamentale verificare sempre la presenza di informazioni chiare sul diritto di recesso e sulle politiche di reso, oltre a controllare se il venditore fornisce dettagli precisi sulla garanzia dei prodotti. 

Inoltre, bisogna diffidare da dichiarazioni ambientali vaghe o non supportate da certificazioni riconosciute. Infine, assicurarsi che il prezzo totale del prodotto sia chiaramente indicato prima della finalizzazione dell’acquisto.

Redazione

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