L’adozione nelle aziende di un MOG, come dettato dalla legge 231, costituisce una forma di esonero giuridico della responsabilità dell’impresa
di Cristina Rodondi
La sentenza della Corte di Cassazione del giugno ‘22 (n.23401/22) che ha messo la parola fine sulla vicenda giudiziaria che ha visto coinvolta Impregilo, durata quasi vent’anni, è forse passata sotto silenzio per i più ma non per gli operatori del settore legale. Questa decisione è importante perchè ha chiarito che il verificarsi di un reato in un’impresa che sia dotata di un Modello Organizzativo (MOG, ex D.lgs 231) ne può evitare la condanna. Ciò conforta coloro che nelle proprie attività hanno, in modo lungimirante, investito nella predisposizione degli adempimenti relativi alla legge 231.
Cos’è il D.Lgs 231?
La 231 è una normativa che prevede una responsabilità per l’impresa in presenza di reati commessi da propri dirigenti o dipendenti nell’interesse o a vantaggio dell’impresa stessa. In tali casi si aprirà un processo penale nel quale indagato non sarà solo il soggetto che compie il reato, ma anche l’impresa.
Come è sanzionata l’impresa? Ovviamente non con pene detentive ma con sanzioni amministrative che possono essere pecuniarie o interdittive (ad esempio l’interdizione dell’esercizio dell’attività, la sospensione o la revoca di autorizzazioni o licenze ecc.)
Il testo normativo, ha, però, previsto una forma di esonero dalla responsabilità dell’impresa nel caso in cui la stessa abbia adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del reato, un Modello di Organizzazione e di Gestione idoneo a prevenire reati simili o uguali a quello verificatosi. L’adozione di questo sistema di controllo è facoltativo, ma ormai sono tante le situazioni (soprattutto per chi lavora con la PA) in cui viene valutato come requisito di preferenza, se non valutato obbligatorio per la contrattazione.
Le caratteristiche dei MOG idonei
Il MOG deve essere conforme alle necessità e alle dimensioni della società perché, per essere ritenuto idoneo dal giudice, deve rispondere alle esigenze di ogni specifica realtà imprenditoriale o associativa. Ecco perché non è possibile affidarsi a MOG “standard”.
L’autore Cristina Rodondi, avvocato, è cofondatrice dello studio legale associato Raglio Rodondi con sede a Brescia e Clusone (BG). Si occupa prevalentemente di diritto penale, di procedure relative a sanzioni amministrative e di diritto dell’ecommerce.