Geo-blocking, servono regole uniformi in Ue

Il geo-blocking avviene quando uno Stato Eu limita l’accesso a siti nazionali e app per i clienti di altri Stati membri, o quando le condizioni per acquistare beni e servizi variano a seconda della residenza del cliente. Già nel 2018 un regolamento avrebbe dovuto risolvere il problema. Oggi la Corte dei Conti europea chiede uniformità di regole e migliore informazione

Le barriere al mercato unico digitale in Europa sembrano essere ancora troppe, come evidenziato dal caso del geo-blocking, ossia l’insieme degli ostacoli ingiustificati all’acquisto di beni e servizi online tra i Paesi dell’Ue

Mentre l’ Europa, dunque, affronta sfide riguardo l’accessibilità online, il mercato unico digitale, previsto nel 2015, risulta ancora lontano dal realizzarsi. Una relazione della Corte dei Conti comunitaria, pubblicata recentemente, evidenzia le difficoltà in corso.

Il geo-blocking si verifica quando i professionisti in uno Stato membro limitano l’accesso ai loro siti e applicazioni a clienti di altri Stati membri, o quando le condizioni per acquistare beni e servizi variano a seconda della residenza del cliente.

Il regolamento che avrebbe dovuto risolvere il geo-blocking

Un regolamento del 2018 avrebbe dovuto risolvere questi problemi, vietando la discriminazione nei confronti dei clienti in base a nazionalità o residenza. Tuttavia, la sua applicazione è stata disomogenea e inefficace. Le sanzioni previste contro il geo-blocking, per esempio, variano significativamente da Paese a Paese, con importi che oscillano dai 26 ai 5 milioni di euro. 

A ciò si aggiungono alcune esclusioni nel regolamento, come i settori dell’alcol e dei prodotti audiovisivi. Per esempio, la vendita di alcolici è soggetta a limiti di età diversi tra i Paesi membri, mentre i servizi di streaming utilizzano il geo-blocking per ragioni legate ai diritti di distribuzione. A tal proposito, la Commissione Europea ha avviato trattative con il settore audiovisivo, ma non ci sono stati sviluppi significativi. Inoltre, alcuni prodotti presentano regolamentazioni specifiche, come etichettature, norme di sicurezza e garanzie, che complicano ulteriormente la creazione di un mercato unico. 

Il monito della Corte dei Conti: scarsa coordinazione e informazione

Nonostante i tentativi di creare un mercato unico digitale, i blocchi geografici continuano a limitare la libertà dei consumatori e a creare disuguaglianze tra i Paesi Ue. La Corte dei Conti europea riconosce che, sebbene il regolamento del 2018 abbia posto le basi per contrastare il geo-blocking, l’attuazione pratica lascia molto a desiderare.

La Corte, inoltre, critica la Commissione e gli Stati membri per la loro scarsa coordinazione. In particolare, l’informazione sui diritti previsti dal regolamento è carente: il 37% dei professionisti non era nemmeno a conoscenza del regolamento, mentre molti consumatori non ne comprendevano l’applicazione pratica, come per esempio le modalità di consegna.

Le raccomandazioni della Corte includono l’estensione del regolamento a settori esclusi, come i sopracitati prodotti audiovisivi, e un miglioramento nell’informazione e nell’esecuzione delle normative. La Corte suggerisce, inoltre, che le sanzioni siano rese più uniformi tra i Paesi UE e che vengano adottate misure più efficaci per garantire la tutela dei consumatori. La Commissione dovrà, infine, intensificare gli sforzi per risolvere entro il 2026 le problematiche emerse.

Redazione

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