Apple ha deciso di non rendere disponibile il proprio sistema basato sull’intelligenza artificiale ai possessori europei di iPhone. La decisione potrebbe dare avvio a unaribellionealle regole sui dati dell’Ue da parte delle Big Tech?
Apple Intelligence è il sistema basato sull’AI che consente di analizzare tutte le informazioni presenti sull’iPhone per aiutare gli utenti nella gestione della vita professionale e quotidiana, ad esempio ricordando impegni, reperendo i documenti che servono, incastrando appuntamenti a seconda delle disponibilità.Il sistema è a disposizione degli utenti in tutto il mondo, tranne per i 450 milioni di abitanti dell’Ue, per scelta del colosso di Cupertino che ha rinviato il rilascio a tempo indeterminato. La decisione è stata annunciata nel giugno scorso, tre giorni prima che la Commissione annunciasse la possibilità di multe comminate a Apple per violazione delle norme previste dal Digital Markets Act, il regolamento pensato per incentivare la concorrenza e arginare gli abusi di posizione dominante da parte delle Big Tech.
Secondo l’Ue, infatti, Apple impedirebbe agli sviluppatori di applicazioni di indirizzare liberamente gli utenti dell’App Store verso alternative più economiche. Se i riscontri dell’indagine preliminare venissero confermati, il colosso americano potrebbe ricevere una multa fino a 38 miliardi di dollari, ovvero circa il 10% del suo fatturato annuo, come da normativa.
Perché questa presa di posizione da parte dell’azienda diretta da Tim Cook? Forse Apple vuole fare da testa d’ariete, puntando a muovere una ribellione di tutta la Silicon Valley verso le stringenti normative europee? Al momento, sembra che, in questo braccio di ferro, gli unici a pagare un prezzo siano proprio gli utenti europei, esclusi dalle novità Apple, costretti a un ecosistema digitale che, rispetto al resto del mondo, si configurerebbe come di serie B.
Il braccio di ferro tra Apple e Ue
Fino a oggi il colosso di Cupertino ha implementato novità sui propri prodotti senza grossi problemi, facendo, poi, eventuali passi indietro se l’Ue o altre autorità minacciavano sanzioni, come nel caso dell’AI di Meta alimentata dai dati degli utenti.
Dalla vicenda Apple Intelligence, però, emerge un cambio di tendenza, perché l’azienda ha rinunciato alla diffusione del suo sistema ancor prima che la Commissione si esprimesse.
Nel rapporto con le Big Tech, l’Ue ha sfruttato finora l’importanza del suo mercato, essendo la seconda potenza economica al mondo, inducendo le aziende ad adeguarsi alle normative pur di entrare, con i loro prodotti e servizi, in contatto con i consumatori europei.
Ora Apple ha intrapreso una strada inedita, in cui è l’azienda a sfruttare la sua forza economica preferendo rinunciare all’introduzione di importanti novità invece di adeguarsi alle normative Ue.
Forse l’intento è anche quello di smuovere l’opinione pubblica, costituita dai numerosissimi consumatori europei fidelizzati Apple, contro normative ritenute troppo stringenti, tanto da penalizzare utenti e sviluppo tecnologico?